Care leavers e autonomia, per una comunità diffusa nel territorio casciano

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Con il termine “care leaver” la letteratura internazionale indica un giovane che lascia l’accoglienza residenziale. Viene utilizzato da alcuni anni anche in Italia poiché, con sole due parole, permette di indicare facilmente il gruppo di quei giovani che, intorno alla maggiore età, escono da una comunità per minorenni, una casa famiglia, una famiglia affidataria.

Tanti care leavers escono dopo moltissimi anni trascorsi nell’accoglienza e devono affrontare l’autonomia presto e spesso in solitudine. Molti di loro ce la fanno. Altri arrancano e faticano a trovare serenità e benessere. Altri ancora sono troppo fragili e stanno ancora lottando per trovare un equilibrio e un senso alla propria storia, al proprio presente e soprattutto al proprio futuro. Ci sono ragazzi più vulnerabili, altri più resilienti. I giovani che sperimentano un tale percorso sostenuti e accompagnati adeguatamente, sono quelli che con maggiore probabilità si realizzano nella loro vita professionale, personale e relazionale. E’ uno dei grandi problemi nel mondo dell’accoglienza nel nostro Paese: l’improvvisa conclusione senza aver offerto ai ragazzi ciò di cui hanno bisogno per potercela fare da soli. Sono troppo giovani, ancora troppo vulnerabili.

Occorre del tempo. Occorrono passaggi graduali. Serve qualcosa capace di offrire piccoli spazi di sperimentazione di autonomia, affiancati da qualcuno che ti osserva e ti sostiene, ti incoraggia e ti ascolta. Anche le reti di famiglie, così come i parenti e gli amici, possono dare un contributo, laddove tali relazioni possono poggiare su esperienze positive precedenti. Nel complesso, e nel corso del tempo, una combinazione virtuosa di reti di aiuto formali e informali può aiutarli ad andare avanti con successo. Importante anche il ruolo proattivo che i care leavers possono avere, in funzione di un welfare generativo e di una corresponsabilità capace di offrire ma anche di dare e dove l’ambiente circostante può diventare il nuovo contesto accogliente, in tutte le sue forme.

In quest’ottica, il territorio casciano può diventare contesto sperimentale molto promettente per far convergere i percorsi di emancipazione ed autonomia dei ragazzi con le traiettorie di trasformazione territoriale innescate e valorizzate da Rockability.

Il centro di questo incrocio virtuoso può derivare da un reciproco riconoscimento ed abilitazione tra il giovane ed il territorio, che diventano l’uno risorsa per l’altro. Il co-housing presso le strutture di Roccaporena, il coinvolgimento nei percorsi di turismo sostenibile e di accoglienza dei pellegrini, la falegnameria sociale e tutte le altre forme di sviluppo comunitario e ambientale in atto nel contesto di Cascia possono costituire un bacino di grande impatto sociale per dotare alcuni di questi giovani di un’esperienza e di un’accoglienza diffusa, capaci di creare circolarità, solidarietà e mutuo aiuto comunitario. Un progetto, che nel suo divenire realtà, può rendere possibile l’emergere di un nuovo design  dei processi relazionali di un territorio, con la definizione di nuove immagini positive di futuro e di un prezioso ancoraggio per i care leavers del nostro Paese.

 

Federico Zullo

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