Co-Housing: far emergere e valorizzare talenti e nuove abilità

Quando ero piccola c’era un gioco che adoravo fare nella Settimana Enigmistica che comprava mia nonna, ed era “Unisci i puntini”. Consisteva nel collegare con una penna i puntini numerati fino a formare un disegno. Ed è questa l’immagine che mi salta alla mente ogni volta che penso ad un ragazzo che si avventura alla scoperta del proprio personale progetto di vita, che si avvia a coltivare il proprio talento nei percorsi di orientamento vocazionale che conduco.

Se fino a qualche decennio fa la vita scorreva come una linea retta, i ragazzi potevano avere un destino già tracciato per loro e percepirlo come una buona vita, oggigiorno devono decidere da sé chi sono, che tipo di persona vogliono diventare e quale significato dare alla propria vita. Inoltre si trovano a dover rispondere a tali interrogativi di senso in un contesto che li bersaglia di stimoli. In una società difficile da comprendere e a cui è complicato adattarsi poiché i punti di riferimento cambiano ininterrottamente e l’incertezza diventa un elemento costante. In uno scenario che promette loro una moltitudine di orizzonti possibili ma che offre effettivamente poche possibilità concrete per sperimentare e sperimentarsi.

La società italiana è diventata molto esigente e pretende che i propri giovani soddisfino il più velocemente possibile e nel migliore dei modi gli standard richiesti e ciò può creare uno squilibrio tra i desideri del ragazzo e le sue effettive capacità e possibilità.

 

IL CO-HOUSING PER SCOPRIRE TALENTI E NUOVE ABILITA’

Che cos’è il talento? Come possiamo farlo emergere nei giovani e valorizzarlo?

La risposta che solitamente adolescenti e adulti danno a questa domanda è che il talento sia qualcosa di innato, un dono che riceviamo dalla nascita. Ma è davvero così?

Nel mio lavoro accompagno quotidianamente i giovani alla scoperta della propria vocazione. Mi ricordo come fosse oggi il pomeriggio in cui ho accompagnato Alessio alla sua prima lezione di disegno. L’idea di un corso per imparare a disegnare è nata dopo un lavoro di riflessione e ricerca delle sue attitudini e di un contesto in cui poterle realizzare, quando la scuola andava male e faticava ad allacciare relazioni soddisfacenti con i pari età.

Spesso i ragazzi non sono consapevoli delle proprie potenzialità poiché sono limitate le possibilità che hanno di sperimentare e di cimentarsi in attività che gli diano dimostrazione di un saper fare e di un poter essere. Oltretutto, a casa come a scuola, l’attenzione degli adulti di riferimento è centrata sulle mancanze e sulle lacune da colmare anziché sulle capacità da sviluppare. Questo genera un circolo vizioso che spesso li porta a rinunciare, a scegliere di spendere il proprio tempo con lo sguardo fisso davanti ad uno schermo e la mano sempre stretta al cellulare o al joystick anziché dedicarsi ad attività da cui trapela amore per la vita. A scegliere di intraprendere un allenamento al disimpegno quando quello che ognuno di noi desidera, e quindi anche i ragazzi, è vivere una vita felice e piena di significato.

 

IL FUTURO COME UNA TELA DA DIPINGERE

L’insegnate di disegno quel pomeriggio ci ha fatti accomodare nel suo laboratorio, pieno di tele bellissime che incutevano allo stesso tempo riverenza e inquietudine. Ci ha raccontato di aver iniziato a disegnare all’età di 14 anni quando, nonostante i professori delle medie gli avessero sconsigliato di prendere il liceo artistico visto che non sapeva disegnare, lui ha scelto di inseguire il suo sogno e di darsi da fare per raggiungerlo.

Ci ha raccontato di come l’esperienza personale di artista e di insegnante di disegno gli abbia dato conferma che a disegnare – così come ogni altra cosa nella vita – si impara. Ci vuole intenzione, dedizione ed esercizio costante, ma è un’impresa possibile.

I recenti studi nel campo delle neuroscienze lo confermano: a determinare il talento non è il patrimonio genetico di cui siamo dotati alla nascita bensì sono le nostre azioni, in una combinazione tra pratica intensiva e motivazione che produce uno sviluppo del nostro cervello. La fase adolescenziale è quella in cui il cervello è dotato della sua massima plasticità; ecco dunque che questo periodo del ciclo di vita si costituisce come quello nel quale le persone acquisiscono con più efficacia e maggiore facilità nuove abilità e competenze e sono maggiormente in grado di compensare le proprie carenze.

La lezione quel pomeriggio non è stata solo di disegno, ma anche di vita.

«Fammi un disegno di quello che vuoi, di quello che più spesso ti capita di disegnare».

«Mi piace disegnare i supereroi ma sono in grado di farli solo se li ricopio da un’immagine che vedo».

«Sono sicuro che nella tua memoria un’immagine c’è. E comunque, vai liberamente. Fa quello che ti viene, non mi devi dimostrare niente».

Alla prima linea che non lo ha convinto, Alessio era pronto ad impugnare la gomma e a cancellare dalla sua vista – e forse anche da quella di noi due che lo osservavamo – quell’errore.

«Non cancellare. Continua a disegnare sopra a quello che hai fatto. Sei tentato di cancellarla perché la linea che hai tracciato non è come quella che avevi immaginato. Ma sbagli se credi che sia un errore. Lasciarla li servirà a ricordarti che non era quello che avevi in mente e ti permetterà di riprovarci ricco di questa esperienza».

L’insegnante di disegno ha proseguito spiegandogli la prospettiva e facendogliela sperimentare con il disegno di un cubo. Infine si sono messi a lavorare a quattro mani ad un occhio che Alessio ha disegnato dopo essere stato invitato a rappresentare qualcosa a suo piacere. L’occhio ha dato all’insegnante la possibilità di spiegargli come approcciare ed affinare il tratto per realizzare l’iride. E così il ragazzo prima osserva il maestro, ne coglie i movimenti, si prepara mentalmente ad eseguirli, poi impugna la matita e inizia a disegnare. Ad ogni riga che avanza, il tratto è più simile a quello di chi lo aveva preceduto.

«Adesso – gli dice l’insegnate – finisci tu l’iride che ho iniziato io».

 

DALLA MAGIA DELLA SCOPERTA AI NUOVI ORIZZONTI

E in un attimo ho assistito alla magia della creatività e della curiosità che imboccano la strada per diventare talento.

E non importa se in futuro questa esperienza diventerà per Alessio un lavoro oppure no. Quello che importa è che Alessio quel pomeriggio abbia avuto la possibilità di mettersi alla prova, di conoscere di più il mondo che lo circonda e se stesso, di iniziare a credere nelle sue capacità e nelle sue possibilità, di comprendere che nella vita l’impegno ripaga. Insomma, che abbia potuto muoversi in direzione di un nuovo puntino di quello che sarà il suo straordinario ed unico progetto di vita.

Di questo hanno bisogno i ragazzi, oggi più che mai: di campi concreti in cui allenarsi; di adulti che li ascoltino con attenzione e che li aiutino a tirare fuori il mondo meraviglioso di risorse e attitudini che hanno dentro; che temprino la loro speranza per il futuro e che li incoraggino a perseverare nel raggiungimento dei propri obiettivi, ad accogliere le difficoltà, le battute d’arresto e gli inciampi come opportunità di crescita e miglioramento anziché come un fallimento; che li accompagnino a vivere la vita conquistando giorno per giorno piccole grandi autonomie, camminando al loro fianco ma senza sostituirsi.

 

Susanna Biancifiori

 

Su questo argomento leggi anche:

I CO-HOUSING DI ROCCAPORENA: UNA COMUNITÀ DIFFUSA PER NEOMAGGIORENNI

A ROCCAPORENA: CARE LEAVERS E COMUNITÀ DIFFUSA

 

 

Rockability | Rockability Hub | Agenda 2030

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on email
Share on whatsapp
Share on pinterest

NEWSLETTER